LA REGOLA E IL CASO - "OPERE DALLA COLLEZIONE DELLA FONDAZIONE FILIBERTO E BIANCA MENNA" UNA MOSTRA DIFFUSA NEL TESSUTO URBANO DI SALERNO
Si terrà fino al 29 gennaio 2023 “La regola e il caso. Opere dalla collezione della Fondazione Filiberto e Bianca Menna”, la mostra diffusa nel tessuto urbano di Salerno, a cura di Antonello Tolve e Stefania Zuliani.
Programmata e finanziata dalla Regione Campania (POC 2014-2020), prodotta e promossa dalla Scabec e dalla Fondazione Filiberto e Bianca Menna con il patrocinio del DISPAC (Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università di Salerno) e del Centro Ict per i Beni Culturali dell’Università di Salerno, la mostra propone dipinti, sculture, incisioni e opere espressione della sensibilità aperta e curiosa di Filiberto Menna e Tomaso Binga, al secolo Bianca Pucciarelli Menna, dei quali raccontano frammenti di storia intellettuale e di passione civile attraverso la relazione con specifici spazi dell’arte e della vita culturale di Salerno.
LE SEDI ESPOSITIVE
Ex casa del combattente – Fondazione Filiberto e Bianca Menna
La palazzina, realizzata negli anni Venti del secolo scorso nell’ambito dei lavori di urbanizzazione dell’area dell’attuale Lungomare Trieste, ospita fin dalla sua istituzione, avvenuta nel 1989, la Fondazione Filiberto Menna, in seguito divenuta Fondazione Filiberto e Bianca Menna. Negli spazi al primo piano è stata ordinata la Biblioteca dello studioso, che rappresenta il nucleo originario del patrimonio della Fondazione, inizialmente presieduta da Giulio Carlo Argan. Il grande salone ha nel corso degli anni accolto le numerose attività culturali promosse dalla Fondazione, che si aprirono nel 1993 con una conferenza inaugurale di Achille Bonito Oliva. Tra le iniziative più significative, il ciclo di proiezioni e incontri Arte di sera, il cui primo appuntamento, Bye bye Video, aveva proposto nel 2006 una serie di opere selezionate e presentate da Bianca Menna/Tomaso Binga.
Palazzo di Città
Il 1967 è un anno cruciale per l’impegno di Filiberto Menna nello svecchiamento della cultura artistica salernitana. In questo anno, infatti, Menna è - con il sostegno del Comune di Salerno - promotore di una serie di mostre tra cui la Prima rassegna nazionale dell’incisione (agosto), che prevedeva una commissione esaminatrice composta da Maurizio Calvesi, Germano Celant e dallo stesso Menna. La rassegna, cui parteciparono tra gli altri Bendini, Boetti, Carotenuto, Del Pezzo, Paolini, Perilli, era stata realizzata con il contributo organizzativo del centro studi Colautti di Marcello Rumma, e avrebbe dovuto creare un primo nucleo collezionistico pubblico sull’arte contemporanea a Salerno. Sempre nel 1967, a settembre, Menna insieme a Renato Barilli e Gillo Dorfles cura la coraggiosa Rassegna Nazionale di Scultura, allestita all’aperto tra i portici di Palazzo di Città e via Roma, con il patrocino del quotidiano Il Mattino e il sostegno dall’Assessorato cultura e turismo del Comune di Salerno. Calò, Perez e Milano sono tra gli artisti presenti in questa seconda mostra, che provava ad allineare Salerno con le città italiane che in quegli stessi anni si stavano aprendo al dialogo con la scultura contemporanea (nel 1962 si era tenuta la grande mostra Scultura nella città a Spoleto, a cura di Giovanni Carandente). A riscuotere particolare attenzione, suscitando anche un certo scandalo, fu il lavoro dell’artista napoletano Renato Barisani, di cui oggi la mostra La regola e il caso propone a Palazzo di Città due opere che sono entrate nella collezione Menna.
Pinacoteca provinciale (Palazzo Pinto)
È nel 2001 che la Pinacoteca provinciale di Salerno trova finalmente stabile sede nelle stanze di Palazzo Pinto, un edificio monumentale che fu residenza di una delle famiglie gentilizie più antiche di Salerno, da secoli attiva nel collezionismo e nella committenza di opere d’arte. La mostra La regola e il caso fa tappa in questo nobile edificio, i cui spazi espositivi si sono di recente ampliati, per segnalare come Filiberto Menna abbia avuto il merito, non sempre opportunamente riconosciuto, di aprire la scena artistica salernitana del secondo Novecento - ancora molto legata alla tradizione e poco disposta ad avventure ed esplorazioni - alla lezione dell’avanguardia. Le opere selezionate all’interno della collezione creata da Filiberto e Bianca Menna e distribuite nelle sale di questo museo rappresentano una nota dissonante, o almeno alternativa, rispetto all’arte più amata e collezionata in città, di cui la raccolta della Pinacoteca dà conto. Il Surrealismo, protagonista nell’anno accademico 1972/73 di un seminale convegno e di una serie di iniziative e mostre promosse in città dall’Istituto di Storia dell’arte dell’Università di Salerno allora diretto da Filiberto Menna, ma anche il Cubismo, il Futurismo, il Dadaismo, l’Espressionismo e la Grande Astrazione sono qui presenti attraverso opere esemplari che offrono vertiginosi punti di fuga, possibilità di visione che si muovono oltre i rassicuranti confini della realtà artistica e collezionistica salernitana.
Archivio di Stato
Da sempre luogo che conserva e riannoda i fili della memoria cittadina, l’Archivio di Stato è punto di partenza del percorso espositivo. Nella sua prestigiosa sede, un antico complesso monumentale per molti secoli destinato all’amministrazione della giustizia della Città (nel XVI secolo vi era la Regia Udienza Provinciale) e divenuto stabilmente sede dell’Archivio nel 1934, si conservano numerosi fondi antichi e importanti archivi contemporanei. Tra questi, quello donato dal padre di Filiberto, Alfonso Menna (1980-1998), che nel secondo dopoguerra ha avuto un ruolo da protagonista della vita politica e amministrativa di Salerno, di cui è stato sindaco dal 1956 al 1970. Una scelta dei documenti di Alfonso Menna, che diede un decisivo impulso all’istituzione della Fondazione dedicata al figlio precocemente scomparso, è oggi allestita nelle bacheche della sala Bilotti, la stessa che nel 2017 ha ospitato la mostra Le carte del critico. Documenti e materiali dall’archivio di Filiberto Menna. Ad accogliere l’opera di Carlo Alfano Frammenti di autoritratto anonimo, 1973, fra le più significative della collezione della Fondazione Filiberto e Bianca Menna è la cosiddetta Cappella S. Ludovico, un antico spazio recentemente restituito alla città. In questa navata silenziosa il grande dipinto di Carlo Alfano, artista di cui Filiberto Menna ha seguito con costante attenzione e amicizia la raffinata ricerca, particolarmente attenta proprio al tema della memoria e dell’archivio e caratterizzata da un intelligente rapporto con l’antico, assume una singolare forza ieratica, una capacità di sguardo che coinvolge lo spettatore in un intenso gioco di rimandi e di riflessione.
Collezione ceramiche Alfonso Tafuri
Figura singolare di collezionista e di amatore dell’arte e della storia della sua città, Alfonso Tafuri (1926-1992) è stato protagonista a partire dalla fine degli anni ’60 di una coraggiosa battaglia civile volta a restituire dignità al centro storico di Salerno, da decenni dimenticato in una condizione di abbandono che ne aveva messo a rischio il ricco patrimonio artistico e architettonico. Coinvolgendo nel suo impegno in difesa della città antica generazioni diverse di intellettuali e di semplici cittadini, Tafuri trovò in Filiberto Menna un alleato prezioso e con lui, con il suo allievo Angelo Trimarco e con altri esponenti della cultura salernitana più aperta e sensibile, promosse una serie di iniziative che rianimarono i vicoli e i palazzi del centro storico. Alla luce di questo impegno va letta la nascita della collezione di ceramiche, davvero unica per la raccolta di riggiole (mattonelle) datate dal XVIII al XX secolo, che Alfonso Tafuri volle allestire nel 1987 in alcuni locali terranei del settecentesco palazzo Mancuso a Largo Casavecchia. La mostra diffusa La regola e il caso fa tappa nella sede di questo piccolo museo privato, oggi affidato alla cura di Simona Tafuri, per sottolineare la consonanza di intenti che legò nella difesa del centro storico Filiberto Menna ad Alfonso Tafuri, accomunanti anche dall’amore per la ceramica, di cui Menna ha più volte scritto curando alcune mostre importanti. Lo attestano le sculture di Nedda Guidi qui presentate, opere in terracotta smaltata entrate nella collezione in virtù della fortunata collaborazione tra il critico e l’artista.