Contratti a termine – Nota dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro sulla modifica al regime delle causali

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha dato una prima apertura alla controversa interpretazione sulla nuova disciplina delle causali nel contratto a tempo determinato – così come modificata dall’art. 41 bis del D.L. n. 73/2021 (conv. da L. n. 106/2021), cd. “Decreto Sostegni bis”.

Visti gli evidenti impatti sui tavoli negoziali, stante ancora l’ambiguità della formulazione normativa, sulla quale non mancheremo di sollecitare miglioramenti od ulteriori delucidazioni alle competenti sedi istituzionali, vi rappresentiamo di seguito le istruzioni operative che l’INL fornisce intanto ai propri ispettori.

Come è noto, il suddetto art. 41 bis demanda alla contrattazione collettiva “leader” la possibilità di individuare specifiche esigenze per la stipula di un contratto a tempo determinato di durata superiore ai 12 mesi (ma non eccedente i 24 mesi).

Quindi nel corso dei negoziati di livello nazionale-territoriale-aziendale è possibile individuare e pattuire nuove casistiche in presenza delle quali sarà possibile stipulare un contratto a termine di durata superiore ai 12 mesi.

La norma non pone particolari vincoli contenutistici né caratteristiche sostanziali delle causali contrattuali richiedendo, tuttavia, che tali esigenze siano specifiche e, quindi, individuino ipotesi concrete, senza quindi utilizzare formulazioni generiche che richiedano ulteriori declinazioni all’interno del contratto individuale.

La modifica introdotta al comma 1 dell’art. 19 influisce evidentemente anche sulle norme che regolano gli istituti del rinnovo e della proroga, in quanto le singole disposizioni richiamano proprio le causali contenute al comma 1 dell’art. 19 tra le quali, come visto a decorrere dal 25 luglio u.s., occorre considerare anche quella connessa ad esigenze specifiche individuate dalla contrattazione collettiva.

Si ricorda, infatti, il comma 01 dell’art. 21 stabilisce espressamente che il contratto può essere rinnovato solo a fronte delle condizioni di cui all’art. 19, comma 1.

Similmente, prosegue il secondo periodo del medesimo comma 01, il contratto può essere prorogato liberamente nei primi dodici mesi e, successivamente, solo in presenza delle condizioni di cui all’art. 19, comma 1.

In tal senso, pertanto, con le modifiche introdotte con il “Decreto Sostegni bis”, è altresì possibile rinnovare o prorogare un contratto a termine secondo le nuove previsioni della contrattazione collettiva.

Con la lett. b) del medesimo comma 1 dell’art. 41 bis è stato inoltre inserito un nuovo comma 1.1 all’art. 19, il quale prevede espressamente che:

“il termine di durata superiore a dodici mesi, ma comunque non eccedente ventiquattro mesi, di cui al comma 1 del presente articolo, può essere apposto ai contratti di lavoro subordinato qualora si verifichino specifiche esigenze previste dai contratti collettivi di lavoro di cui all’articolo 51, ai sensi della lettera b-bis) del medesimo comma 1, fino al 30 settembre 2022”.

A differenza della prima novella, “che sembra avere carattere strutturale”, scrive testualmente l’INL, quindi in modo non perentorio, il nuovo comma 1.1. evidenzia una parziale provvisorietà, in quanto prevede la possibilità di stipulare contratti a termine di durata iniziale superiore ai 12 mesi secondo le esigenze individuate dalla contrattazione collettiva solo fino al 30 settembre 2022.

Sul punto va infatti chiarito che il comma 1.1. introduce una limitazione temporale al ricorso alla lettera b-bis) del comma 1 (30 settembre 2022) in relazione al primo contratto a termine tra le parti (“il termine di durata superiore a dodici mesi, ma comunque non eccedente ventiquattro mesi, di cui al comma 1...”).

Inoltre, il termine del 30 settembre 2022 – così come chiarito in passato in relazione ad analoghe disposizioni in materia di contratti a termine – va riferito alla formalizzazione del contratto, il quale ben potrà prevedere una durata del rapporto che superi tale data, fermo restando il limite complessivo dei 24 mesi.

Ne consegue che dopo il 30 settembre 2022 sarà, quindi, possibile stipulare un primo contratto a termine di durata superiore ai 12 mesi solo per le esigenze definite alle lettere a) e b) del comma 1 dell’art. 19.

Diversamente le regole in materia di rinnovi e proroghe, che si limitano a richiamare il comma 1 dell’art. 19, senza fare riferimento al nuovo comma 1.1, non sono condizionate temporalmente e, pertanto, sarà possibile prorogare o rinnovare i contratti a termine in ragione delle causali previste dalla contrattazione collettiva, anche successivamente al 30 settembre 2022.

TOP